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Dr.ssa Francesca Resca

Assistenza Ostetrica a Modena Bologna Reggio Emilia

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IL DOLORE DEL PARTO

Autore: Francesca Resca - Data: 23 Aprile 2019

Mentre ero incinta della mia prima figlia, già abbastanza avanti nella gravidanza da iniziare a pensare seriamente e da vicino a come avrebbe potuto essere il parto, frequentai un seminario di psicologia durante il quale ad un certo punto un ragazzo che poteva avere la mia età, uno psicologo, disse che il dolore del parto era così forte da essere paragonabile solo a quello di 22 ossa rotte contemporaneamente…

Tralasciando il fatto piuttosto evidente, dato che ero seduta in prima fila con la mia pancia di 8 mesi, che erano presenti delle donne in gravidanza e comunque quasi tutte le donne presenti avevano l’età per farci almeno un pensiero, magari non era il caso di mandare questo tipo di messaggio sull’argomento della nascita.

Ero già ostetrica e lavoravo già in libera professione ma ero anche e soprattutto una donna che avrebbe partorito di lì a poche settimane.

Per la nascita di mia figlia avevo programmato un parto a domicilio, quindi mi ero messa in una situazione in cui non sarebbe stato possibile ricevere nessun tipo di analgesia farmacologica se non in circostanze eccezionali che prevedevano comunque un eventuale ricovero del quale ovviamente speravo che non avremmo avuto bisogno.

Non ricordo assolutamente come eravamo finiti a parlare di quell’argomento ma quello che ricordo chiaramente è di come quella frase mi aveva fatta sentire stupida nel desiderare un parto naturale, nel desiderare di partorire in casa dove non ci sarebbe stata nessuna scappatoia per evitare il dolore.

Ero convinta della mia decisione ma per un attimo ho tentennato e  avverti un vago senso di timore per quello che di lì a poco mi sarebbe successo, come se una vocina dentro di me avesse buttato lì un “ma sei proprio sicura di volere questo?”

Se qualcuno è curioso di sapere che cosa è successo dopo, vi dico già che il parto è andato bene: è stato in casa, è stato lungo, è stato doloroso, è stato potente.

Però se ripenso a quel giorno e a quello psicologo, avrei voluto che qualcuno mi dicesse che facevo bene ad avere fiducia.

Che il dolore del parto c’è, ed è molto, ma che arriva come onde grandi e che tra un’onda e l’altra c’è il benessere e c’è la quiete.

Che il dolore mi avrebbe guidato e protetto attraverso l’esperienza del parto perché quello è il suo scopo e che avrebbe protetto ancora di più la mia bambina.

Che mi avrebbe messa nelle migliori condizioni possibili per accogliere la mia bambina e lei nelle migliori condizioni possibili per incontrare me, permettendo che ci innamorassimo l’una dell’altra in quel momento stesso in cui ci siamo viste per la prima volta.

Che avrebbe guidato la mia mente e il mio cuore al di là della razionalità a lasciar andare la donna che ero per lasciare spazio alla madre che stavo per diventare.

Che sarebbe stato doloroso ma che sarebbe stata l’esperienza più bella e intensa della mia vita.

Se ripenso a quello psicologo mi invade un sentimento di tenerezza perché se anche lui ora è padre e ha vissuto la nascita dei suoi figli così come noi abbiamo vissuto la nascita dei nostri, forse non dirà più certe parole nelle sue conferenze. Mai perdere la speranza.

photo credit: https://www.monetnicole.com/stories/waterbirth-mountain-midwifery

 

Categoria: Parto

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