Lisa ed io ci conosciamo da diverso tempo.
Lei è stupenda, sorridente, solare, energica. In questi giorni mi ha telefonato per raccontarmi di essere diventata consulente del portare con la Babywearing School.
Io non conosco a fondo il mondo del portare perché conosco solo la fascia lunga elasticizzata che so legare in un solo modo che è il “triplo sostegno” una legatura semplice ma efficace! Conosco solo quella ma ormai l’ho mostrata a centinaia di genitori, a volte salvandogli la vita, perché magari avevano un bambino ad alto bisogno di contatto ed erano esausti di vederlo piangere ogni volta che cercavano di appoggiarlo a dormire nella carrozzina.
Proprio perché con mia figlia avevo vissuto quella situazione lì e ne comprendevo profondamente la necessità!
Ho pensato “quale occasione migliore per saperne di più” e ho invitato Lisa a scrivere un’articolo dove parla della sua esperienza e presto sarà ospite nel mio studio con tutte le sue fasce, marsupi per condividere con me (e anche con te se vorrai) le sue conoscenze nel campo del portare i piccoli.
Lisa scrive:
Babywearing ovvero “indossare” il bambino.
Fino a qualche anno fa non conoscevo la parola e nemmeno ne immaginavo l’esistenza. A dirla tutta non facevo nemmeno caso a donne o uomini con bimbi dentro a fasce o marsupi o supporti di qualsiasi genere.
Poi è arrivato lui, Tommy, e quando era ancora un piccolo granellino nella mia pancia ho iniziato a leggere libri ed articoli che evidenziavano l’importanza del contatto e che hanno subito attirato la mia attenzione.
E appena rientrata a casa col mio fagottino ho preso la fascia e ho provato a mettere in pratica tutto quello che per mesi avevo idealizzato nella mia mente, ed è stata subito magia. Si perché la fascia è sicuramente un mezzo di trasporto alternativo al più ingombrante passeggino, è sicuramente un mezzo utilissimo per permettere a chi porta di gestire il bambino avendo le mani libere per fare dell’altro.
Ma soprattutto è una risposta primaria ed efficace ai primordiali bisogni fisiologici del bambino, quei bisogni di contatto e contenimento rispetto al nuovo, al “fuori utero” della mamma che tanto attrae ma tanto spaventa.
E averlo addosso, sentire il suo profumo, il suo respiro e il suo cuore battere all’unisono col mio, sentirlo tranquillo sul mio petto mentre io mi riappropriavo della mia dimensione di donna e riuscendo a gestire anche la nuova condizione di mamma, è stato e continua ad essere, anche ora che Tommy ha più di un anno, emozione pura.
Non spaventatevi davanti a quei metri di stoffa che possono sembrare apparentemente ingestibili, perché il babywearing è davvero per tutti e alla portata di tutti.
E rallentare un attimo per imparare a legarci addosso il nostro bambino, nostro nipote o il bimbo della nostra amica non sarà tempo sprecato ma tempo prezioso per respirare un’usanza che ha radici lontanissime nel tempo e che trova nella forza dell’amore e della pelle il suo punto di forza.
Grazie, Lisa.